Isolotto: 50 anni
1954 – 2004

di Manuela Plastina – La Nazione, sabato 10 aprile 2004.

Fu La Pira a inaugurare l’Isolotto e lo fece con parole piene di commozione e di speranza per il futuro di quella che definì un’ “organica, armoniosa, vasta, umana, città satellite di Firenze”. Nel suo discorso di inaugurazione, che fece pubblicamente su un libretto distribuito ai nuovi isolottiani, il Sindaco Santo si rivolge alle giovani famiglie della zona: “Create anche voi in questa città satellite un focolaio di civiltà, fate che qui sia coltivato per le generazioni future un seme fecondo di comunità”.

La Pira sottolinea come questa zona possa e debba diventare simbolo di una comunità mondiale fondata sulla Pace. “Una parola e voi fiorentini consegnatari e membri di questa città nuova – dice. – Amate questa città come parte integrante della vostra personalità. Ogni città racchiude in sé una vocazione e un mistero: ogniuna di esse è nel tempo un’immagine lontana, ma viva nella città eterna. Amatela quindi come si ama la Casa Comune destinata a noi e ai nostri figli. Fate di essa lo strumento efficace della vostra vita associata”. La Pira chiede ai nuovi abitanti dell’Isolotto di diventare fratelli nella loro zona, di essere fiori di una nuova comunità. “Sentitevi, attraverso la vostra zona, membri di una famiglia: la pace, l’amicizia, la cristiana fraternità fioriscano in questa città vostra come fiorisce l’ulivo a primavera”.

Era il 6 novembre 1954 quando il Sindaco Giorgio La Pira insieme ar Cardinale Elia Dalla Costa consegnava le chiavi di casa a quasi mille famiglie in una zona che un tempo era terra di orti e campi. Nasceva quel giorno di cinquant’anni fa l’Isolotto, la “città satellite”, come la definiva il Sindaco Santo, un insediamento urbanistico curato dai nomi più noti dell’architettura del tempo, tra cui Fagnoni, Gamberini e Michelucci, seguendo l’urbanistica in stile anglosassone con case basse, strade residenziali senza sbocco per evitare il passaggio delle auto, spazi verdi per i bambini e per fare passeggiate rilassanti al rientro dalla giornata di lavoro.

Era il primo intervento di grande rilievo realizzato a Firenze nel dopoguerra e uno dei più importanti del Novecento, preso ad esempio nella sua struttura anche da altre città in tutto il mondo. In questi mille appartamenti si ritrovarono a vivere a pochi metri di distanza l’uno dall’altro più di quattromila persone, provenienti da realtà diverse, dalle zone rurali o dal meridione, rifugiati dall’Istria o profughi di guerra, vissuti fino ad allora in situazioni sociali del tutto eterogenee di cultura contadina o provenienti dai centri storici, usciti da situazioni di estrema miseria o di coabitazione stabilita per legge. Si ritrovarono tutti insieme a convivere insieme alla gente del luogo, a condividere gli stessi spazi e lo stesso senso di liberazione, ma anche lo smarrimento per la perdita della propria identità.

“Questa folla protendeva le mani tremanti verso quelle chiavi che rappresentavano una nuova vita” ricorda don Enzo Mazzi, parroco che da sempre è una figura centrale per la Comunità dell’Isolotto. Una realtà eterogenea, dunque, raccolta in una zona pensata da principio come dormitorio, ma che grazie alla vivacità della sua gente divenne presto una città dentro la città, con i suoi servizi, le sue scuole, la propria indipendenza dando vita a quello che sarebbe diventata la realtà istituzionale e sociale del Quartiere 4.

“Da sempre gli isolottiani si sono caratterizzati per questa loro vitalità che ancora li contraddistingue – commenta il presidente del quartiere Eros Cruccolini. – Il sostegno reciproco è tutt’oggi la linfa di questa zona che a permesso la convivenza anche nei giorni nostri con realtà diverse, come la comunità rom, arrivate in massa in questa zona, ma verso le quali la cittadinanza ha dimostrato sempre un grande spirito di solidarietà”.

Progettato sotto la Giunta Fabiani, l’Isolotto fu completato negli anni del sindaco la Pira e con lui il legame fu sempre forte. Spesso durante i suoi convegni per la pace il Sindaco Santo prese la zona come luogo da portare come esmpio in tutto il mondo, come quando accompagnò i sindaci di New York e Mosca a passeggio per le strade dell’Isolotto, divenuto simbolo concreto di come La Pira pensava ad una Terra di Pace, costruita sulla solidarietà tra realtà diverse e sulla cultura della pace. Fu sempre il Sindaco Santo ad intervenire nella vicenda dell’occupazione della Galileo in seguito alla minaccia di duemila licenziamenti che metteva a rischio il lavoro di tanti abitanti dell’Isolotto impiegati in questa importante realtà industriale fiorentina.

La Pira segnò fortemente tutta la vita dei primi anni della zona. “Il ricordo del Sindaco è ancora vivo nelle vecchie generazioni dell’Isolotto – dice don Mazzi – che conservano gelosamente nelle proprie abitazioni la pubblicazione con il suo discorso di inaugurazione che volle donare a tutti noi”.

L’Isolotto compie cinquant’anni e la comunità sente il bisogno di festeggiare e di ricostruire la propria storia e la propria cultura: per questo da settimane stanno si adoperando a cercare nei loro solai fotografie e documenti, a raccontare e trascrivere ricordi e storie, tutto ciò che puo servire a realizzare un archivio della memoria che mostri cosa realmente rappresenta l’Isolotto per la vita di tutti i suoi abitanti.