NON CASE, MA CITTÀ



“La città è una grande casa per una grande famiglia” - Leon Battista Alberti

Discorso del Sindaco prof. Giorgio La Pira per l’inaugurazione della nuova città dell’Isolotto.

Eminenza, Eccellenze, Signore, Signori, Fiorentini dell’Isolotto.
Domando a voi: davanti a questo spettacolo veramente incantevole (senza retorica!), che offre al nostro sguardo questa organica, armoniosa, vasta, umana, città satellite di Firenze, quali devono necessariamente essere i sentimenti che nascono nell’anima del Sindaco di Firenze, della città madre?
È chiaro: il primo è un sentimento di profonda gratitudine e di vivo ringraziamento, dopo che a Dio, datore di ogni bene, a tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno partecipato alla edificazione, così rapida e così perfetta, di questa nuova preziosa città: la prima, si puo dire, autentica città satellite della grande città madre!
Grazie a voi tutti, costruttori immediati o mediati, vicini e lontani, di questo prezioso gioiello urbanistico di cui Firenze – e non solo Firenze, ma l’Italia intera – giustamente si vanta!
Come si fa ad enumerare tutti, ad uno ad uno, enti e persone che hanno collaborato a questa edificazione? Tuttavia permettete che io tenti una, sia pur monca, elencazione.
E anzitutto: grazie al Ministro del Lavoro, a tutti i Ministri e funzionari di oggi, di ieri e dell’altro ieri, sino a quel primo Ministro che fu l’ideatore ed il realizzatore di questo non mai sufficientemente benedetto piano case: l’amico Fanfani.
Signori, cosa ha mai rappresentato per l’Italia intiera questo piano che ha dato lavoro e casa a diecine e diecine di migliaia di famiglie! Una benedizione senza nome!
Subito dopo permettete che io ringrazi dal profondo dell’anima, a nome di Firenze, gli artefici fondamentali di queste e di tutte le costruzioni dell’INA-CASA: l’ing. Guala, presidente del Comitato di attuazione dell’INA-CASA; il prof. Foschini, presidente della Gestione; il Barone Tucci, direttore generale; il dott. Carapezza; il prof. Parenti, e con essi, oltre che il Consiglio di Amministrazione, tutti i loro tecnici: ing. Bongiovanni, arch. Libera, ing. Bonvito e gli altri dell’INA-CASA.
Grazie, cari amici, per quello che avete fatto: potete essere felici della vostra opera, avete realizzato in due anni quanto non si pensava che si potesse realizzare in un periodo ben più lungo; e l’avete realizzato in modo da essere l’ammirazione non solo dei fiorentini e degli italiani, ma di tutte le commissioni estere – inglesi, belghe, tedesche, francesi ed altre – che sono qui venute e che hanno manifestato con entusiasmo la loro meraviglia ed il loro stupore, per questo complesso di abitazioni, che forma una vera e propria città.
Ora, amici, attendiamo da voi, con la stessa amorevole sollecitudine, il completamento di questa città e l’inizio di una città nuova!
Ed orra grazie a voi architetti – Del Bebbio, Gamberini, Fagnoni, Michelucci, Tiezzi, Vaccaro, Bellucci, Pastorini, Poggi, Pagani, Gambassi – che avete dato a questa città satellite di Firenze una misura, un volto ed una bellezza che rendono questa città figlia in tutto proporzionata alla città madre.
Voi lo sapete: è cosa estremamente difficile attuare questa proporzione, e tuttavia questa proporzione è ormai una realtà che da armonia e gioia a tutti.
Cosa avete creato, amici architetti?
Quale idea madre – che è insieme modernissima ed antica – ha ispirato la vostra creazione architettonica ed urbanistica? La città è una grande casa per una grande famiglia; ecco l’idea basilare – già formulata da Leon Battista Alberti – che vi ha guidato nel meditare, nel disegnare e nel costruire questa città nuova.
La città è una unità organica che presenta ai suoi membri presenti e futuri – come la casa ai membri presenti e futuri della famiglia – tutti gli elementi essenziali per il sereno sviluppo della loro vita: la struttura stessa urbanistica è fatta per una finalità profondamente umana e cristiana; stabilire, cementare, accrescere, fra i membri della città, una comunione fraterna di vita.
Si capisce: senza, per questo, violare il principio della persona e del mistero intimo della persona.
Ecco la norma che vi ha tutti guidato nella vostra creazione architettonica.
Ecco perché fra queste case confortevoli, moderne e luminose dell’uomo ci sarà, al centro, donatrice di grazia e di pace, la casa orante di Dio. E con la casa dell’uomo e la casa di Dio si tessono, in un nesso organico, la scuola che sarà presto costruita, gli ambienti destinati all’assistenza, i luoghi destinati al riposo sereno dei cittadini e tutti gli altri elementi essenziali per il pieno sviluppo della vita civile e culturale di oggi. E tutto questo “contenuto” urbanistico riversato entro le linee misurate e vive di una forma architettonica, che, pure essendo degna del tempo in cui fiorisce, è capace di misurarsi con le forme più maestose e dignitose dell’architettura fiorentina di ieri!
Cari architetti, perché la vostra opera creativa sia posta nel suo giusto valore, voglio ricordarvi una espressione così cara a Péguy: “Felici coloro che edificano le città dell’uomo… perché sono l’immagine e il principio e il corpo e la prova della città di Dio!”.
Se potete qui apparire e parlarci l’anima benedetta del vostro e nostro carissimo amico architetto Pellegrini - progettista anche lui di questa città – ci darebbe luminosa conferma di questa affermazione di Péguy.
Ed ora permettete che io affretti, per necessità di tempo, i miei ringraziamenti.
Grazie al corpo intero dei più diretti edificatori: il corpo valoroso di ingegneri, geometri, funzionari, operatori; un vero esercito di lavoratori generosi ed entusiasti che hanno portato a termine, in meno di due anni, questa edificazione poderosa.

Alloggi (vani 5370, edifici 100, con 22 negozi) - n. 1.005
Strade ml. 10.700
Fognature - ml. 11.334
Tubazioni acqua - ml. 12.000
Tubazioni gas - ml. 4.550
Volume totale costruito - mc. 370.000
Ore lavorative - n. 3.000.000
Importo totale lavori dell’INA-Casa - Lire 2.500.000.000
Spesa totale sostenuta dal Comune di Firenze - Lire 1.000.000.000

Grazie al provveditorato delle Opere Pubbliche ed al Genio Civile, collaboratori preziosi, grazie alle imprese che hanno operato con decisione ed ampiezza di mezzi; agli enti gestori associati al Comune (Istituto Case Popolari, Case Indigenti); grazie al nostro ufficio tecnico ed ai nostri valorosi ingegneri (dall’ingegnere capo prof. Giuntoli al soprintendente alla direzione dei lavori ing. Bigazzi, ai direttori dei lavori: Barsanti, Bencini, Conti, Pagano, Lombardi, Marchi, Serafini, Valleri e arch. Verni, nonché agli ingegneri Burci e Pancaro dell’Istituto delle Case Popolari ed ing. Sabatini delle Case degli Indigenti); grazie a tutti i lavoratori italiani ed industriali italiani che coi loro contributi – oltre a quelli governativi – permettono l’attuazione del Piano INA; grazie agli antichi proprietari espropriati che hanno compiuto un vero sacrificio a favore della comunità.
Grazie all’INA e particolarmente al suo presidente prof. Bracco, che ci ha tanto aiutati anche per i finanziamenti per i pagamento parziale dei terreni.
E grazie al Prefetto dott. Bruno ed al suo predecessore dott. Gargiulo ed ai loro funzionari: senza la loro amorosa e pronta cooperazione questa città nuova non sarebbe oggi davanti a noi.
Grazie, infine, alle due Commissioni per l’assegnazione delle case ed ai loro presidenti: comm. Serra, Presidente della Corte d’Assise, e comm. Bernardini, Primo Pretore, nonché al dott. De Marinis e – particolare – all’Ufficio Regionale del Lavoro.
Grazie a tutti: imprese dei servizi pubblici, funzionari di enti e di organizzazioni che hanno portato la loro pietra per l’edificazione di questa grande casa! E se avessi dimenticato involontariamente qualcuno, accolga il grazie anonimo che è come una semente silenziosa di pace e di gioia!
Ed ora una parola a voi, fiorentini, consegnatari e membri di questa città nuova.
Desidero dirvi tre cose: la prima concerne la città; la seconda concerne le vostre case, domicilio delle vostre famiglie; la terza concerne voi stessi.
La prima è questa: amatela questa città, come parte integrante, per così dire, della vostra personalità.
Voi siete piantati in essa: in essa saranno piantate le generazioni future che avranno da voi radice: è un patrimonio prezioso che voi siete tenuti a tramandare intatto, anzi migliorato ed accresciuto, alle generazioni che verranno.
Ogni città racchiude in sé una vocazione ed un mistero: voi lo sapete: ogniuna di esse è da Dio custodita con un angelo custode, come avviene per ciscuna vita umana. Ogniuna di esse è nel tempo una immagine lontana ma vera della città eterna: avete sentito pocanzi le parole del grande poeta Peguy da me citate.
Amatela, quindi, come si ama la casa comune destinata a noi ed ai nostri figli.
Custoditene le piazze, i giardini, le strade, le scuole; curatene con amore, sempre infiorandoli ed illuminandoli, i tabernacoli della Madonna, che saranno in essa costruiti; fate che il volto di questa vostra città sia sempre sereno e pulito.
Fate, soprattutto, di essa lo strumento efficace della vostra vita associata: sentitevi, attraverso di essa, membri della stessa famiglia: non vi siano fra voi divisioni essenziali che turbino la pace e l’amicizia: ma la pace, l’amicizia, la cristiana fraternità, fioriscano in questa città vostra come fiorisce l’ulivo a primavera!
La seconda cosa da dirvi è questa: ogni vostra casa sia, come dice il proverbio, come una badia: sia come un giardino che ha terreno buono e che produce fiori e frutti: sono i fiori e i frutti delle virtù familiari, religiose e civili.
Un vivaio di grazia, di purezza, di affetto e di pace amorevole ove i germogli nuovi – i bambini – saranno custoditi come la pupilla dei vostri occhi e come la ricchezza suprema della città intiera! Dove gli anziani trovino conforto sereno e sereno, amoroso tramonto!
Queste vostre case, fiorentini, non conoscano – è l’augurio che vi faccio dal fondo del cuore! – l’angoscia della disoccupazione e della indigenza! Ma siano oggi e sempre case di operosi lavoratori che guadagnano col loro sudore il pane santificato di ogni giorno!
La terza cosa da dirvi è, infine, questa: concerne ciascuno di voi!
Il Sindaco vi dice (rivolto specialmente ai giovani, ai più ricchi d’ingegno e d’ideali): meditate le sublimi grandezze di civiltà cristiana di cui è ricca, per tutte le nazioni del mondo, la vostra città madre: Firenze.
Ebbene: create anche voi, in questa città satellite, un focolaio di civiltà: ponete a servizio dei più alti ideali dell’uomo – ideali di santità, di lavoro, di arte, di poesia – i talenti di cui voi siete ricchi: fate che in questa città satellite sia coltivato, per le generazioni future, un seme fecondo di bene e di civiltà.
Una civiltà che sia il riflesso della civiltà di cui si orna la città madre, Firenze; civiltà cristiana, vertice di bellezza pura, capace di attrarre a sé lo sguardo di ogni altra civiltà non solo in Italia ma in Europa e nel mondo.
Dite, giovani, che è un sogno?
Sia pure: ma la vera vita è quella di coloro che sanno sognare i più alti ideali e che sanno poi tradurre nella realtà del tempo le cose intraviste nello splendore dell’idea!
Auguri, quindi, a tutti voi, fiorentini di questa nuova città: che possiate in essa vivere e prosperare come una grande famiglia di fratelli.
Ed infine, signori, un augurio ed una speranza: che a questa prima città satellite ne seguano presto delle altre. Una seconda, del resto, è gia alle viste a Bagno a Ripoli. Non case, ripeto, ma città.
E tutto questo, oltre gli altri duemila alloggi che sono già in costruzione in vari punti.
Signori, che gioia il giorno in cui si potrà dire – e speriamo non sia lontano quel giorno! – a Firenze, una casa, per piccina che sia, c’è per ogni famiglia!
Per piccina che tu sia, tu mi sembri una Badia!

Ancora grazie a tutti, e viva Firenze!

Firenze, 6 novembre 1954.